"Da quando ti conosco sei sempre stato a dieta", un cambio di marcia

Settembre 2016. Compro una maglietta sportiva su internet, taglia XL, perchè sono sempre stato robusto. Quando la maglietta arriva, la provo subito: la indosso, me la sento un po’ aderente (per usare un eufemismo), mi sposto davanti allo specchio, mi osservo attentamente. Il risultato è deprimente: più che uno sportivo sembro un tifoso pronto per andare allo stadio dopo un pranzo di matrimonio. Forse è ora di porsi qualche domanda: come mai nonostante lo sport non sono in forma? Davvero posso gestire questa situazione in autonomia? che esempio sto dando ai miei figli? E’ ora di cambiare passo. Ho 33 anni e so che se prendo in mano la situazione ora sarà comunque più facile rispetto ad aspettare ancora. Ma a chi mi rivolgo? La mia agenda annovera diversi nomi di dietologi e nutrizionisti, ma non mi piace tornare da chi sono stato, evidentemente se sono ancora così, qualcosa non ha funzionato. Mi ricordo che mia moglie era stata seguita da una dottoressa e che si era trovata bene con la dieta che poi, per motivi personali, era stata costretta ad abbandonare. Insomma, prendo il telefono e chiamo la dottoressa Katia Marozzi; comincio a raccontare la mia storia e la mia voglia di cambiare: “Salve dottoressa, voglio cominciare una dieta. Durerò tre mesi, non di più, ormai mi conosco. Però le assicuro che in questi tre mesi non sbaglierò un colpo”. La risposta, se non ricordo male, è stata questa: “tu inizia, poi per la storia dei tre mesi ne riparliamo”. Durante la prima visita mi dice che se faccio sport e imparo a mangiare correttamente, visto il mio metabolismo, non farò fatica a rimettermi in forma. “Che obiettivo ti dai?”. Non lo so, davvero; non ho un obiettivo se non quello di fare qualcosa per superare questa situazione, poi dopo tre mesi vedremo dove siamo arrivati; ma ogni volta che tiro fuori questa storia, lei glissa, cose se già sapesse che questo limite lo avremmo superato senza problemi. Si parte con la dieta. Sono appena rientrato da una vacanza dove ho mangiato come se fosse l’ultima possibilità della mia vita di fare come voglio. Siccome sono fissato nel misurarmi, mi peso per sapere il vero punto di partenza: 98 kg. Passano i giorni e se da un lato è facile seguire la dieta usando le ricette che la Dott Katia mi ha inviato, dall’altro la cosa più complessa è non abbuffarsi nei vari rifreschi offerti da colleghi e amici per festeggiare compleanni o eventi particolari. Però sono determinato, avevo detto tre mesi perfetti e tre mesi perfetti saranno. Dopo il primo mese avevo perso qualcosa, ma non in maniera esagerata (contento si, ma non entusiasta). Anche il secondo e il terzo mese vanno bene e continuo a perdere costantemente. Ora arriva il momento più difficile: superare il limite dei tre mesi ed evitare il tracollo durante il periodo natalizio: non sono tipo da pranzi infiniti, ma sono uno che se la batte bene sulla lunga; sono in grado di mangiare tanto per tanti giorni. Invece qualcosa è cambiato. Chi mi incontra comincia a notare che sono dimagrito e questo mi fa piacere. Arriva gennaio e le cose non cambiano, tiro dritto come un treno. I miei figli cominciano a stupirsi di quello che sto ottenendo; quando faccio sport non ho più il fiatone dopo pochi minuti; dormo meglio e sudo meno. Decido che i tre mesi non sono più un problema e la Dottoressa comincia a prendermi in giro; ma forse lei alla storia dei tre mesi non ci aveva mai creduto veramente. La dieta (in senso lato) familiare comincia a prendere forma: entrano nella tavola tante verdure crude e cotte in tanti modi diversi; c’è più pesce del solito; la pasta non è più l’unico cereale e anche i bambini cominciano a provare qualcosa di nuovo. Passano i mesi e continuo a dimagrire, praticamente perdo solo massa grassa; compro nuovi vestiti e la cosa mi fa sentire bene. Ogni mese la Dottoressa Katia mi inserisce qualcosa che “mi è mancato” e ricomincio a mangiare patate e formaggi. Mi gioco il pasto libero per la pizza in famiglia o con gli amici e questo mi permette di non sentirmi ghettizzato. Non mi va di andare a cena fuori e ordinare un petto di pollo: per me la cena al ristorante è pizza, birra o coca cola. Per la prima volta l’arrivo della primavera non coincide con un periodo di fiacchezza: è chiaro che sto meglio e che una corretta alimentazione mi sta aiutando. A distanza di mesi dall’inizio ormai non si tratta più di dieta; è diventata la normalità. Quando mangio troppo sto male e questo mi aiuta a non esagerare. Però con l’arrivo del caldo arriva un’altra prova da affrontare: il gelato. La Dottoressa definisce le regole d’ingaggio per permettermi di mangiarlo e questo mi aiuta a non sentirmi in colpa (insomma, il gelato si può). Lei non lo sa (fino ad ora) ma io ho aggiunto alle sue, una mia regola: il gelato è concesso anche appena uscito dal suo studio, l’importante è che sia alla Nutella e che lei non lo venga a sapere mai. Dopo quasi un anno di progetto sto veramente bene e sono pronto a migliorare ancora. Mi peso spesso, ma non è più una fissazione, è quasi una curiosità. Ho una marea di ricette che posso alternare e so cosa mangiare prima degli allenamenti o delle partite senza sentirmi pesante. Quando faccio spesa ho imparato a comprare le verdure di stagione, a scegliere il pesce che mi piace (il teorema che se ha troppe spine non va bene, è ancora valido) e a stare lontano dal reparto delle cioccolate e degli snack. Ho imparato a regolarmi con il cibo quando sono nervoso sapendo di potermi sfogare nel fine settimana (anche se “con moderazione” come dice la Marozzi). Quanto peso ora? non è importante quanto l’aumento del benessere, ma vi assicuro che ora quella maglietta mi sta addirittura larga.

“Da quando ti conosco sei sempre stato a dieta”, mi ha detto 11 mesi fa un collega. “Si, solo che questa volta l’ho fatto davvero e ha funzionato”.

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